3° incontro del Tavolo di negoziazione

Avatar Riunione ufficiale
13/11/2025 18:06   0 Commenti
20 novembre
17:30 - 19:00
Conteggio dei partecipanti 17
Organizzazioni partecipanti.

Comune di Santarcangelo
Unione di Comuni Valmarecchia
Fondazione Fo.Cu.S
AVIS Santarcangelo
Nati con la camicia di jeans APS
L’arboreto - Teatro Dimora di Mondaino
Cooperativa La Fraternità
Cooperativa Formula Servizi alle Persone
Emporio solidale
CET Comunità Educante Territoriale
Santarcangelo dei Teatri

Riferimento: par-MEET-2025-11-771
Versione 3 (di 3) vedi altre versioni

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Terza sessione del Tavolo di Negoziazione "aperto"

Opificio di Comunità | 20 novembre 2025



Obiettivi operativi

La terza sessione del Tavolo di Negoziazione rappresenta il passaggio cruciale dalla visione condivisa dell'Opificio alla sua traduzione operativa. Dopo aver individuato i bisogni non intercettati, le relazioni mancanti e le proposte concrete, l'incontro ha l'obiettivo di costruire il patto fondativo che darà forma giuridica e operativa all'Opificio di Comunità, attraverso cinque focus principali:

  • co-elaborare il Patto di Collaborazione che tradurrà operativamente i principi, le priorità e gli impegni condivisi nella cornice del Regolamento per l'Amministrazione Condivisa;
  • condividere gli impegni specifici che ciascun soggetto può assumere formalmente nei prossimi 12 mesi, definendo responsabilità chiare e sostenibili;
  • costruire il cronoprogramma operativo con le tappe concrete di attuazione, scandendo tempi e modalità di avvio delle prime linee produttive dell'Opificio;
  • preparare il Documento di Proposta Partecipata che consegneremo all'Amministrazione comunale, contenente linee guida per la governance, proposta gestionale per la cabina di regia e primo Patto di Collaborazione;
  • concordare l'utilizzo dello spazio PartecipAzioni per la raccolta delle ultime proposte e per la co-scrittura collaborativa del documento finale.


Partecipanti

Il Tavolo continua a essere composto dai due livelli integrati:

  • il nucleo fondativo - partner dell'accordo preliminare e attori strategici del "chilometro quadrato";
  • l'allargamento strategico - rappresentanze organizzate, reti educative (CET), reti solidali attive e nuovi soggetti emersi dal processo.


Focus metodologico

La sessione è costruita come cantiere operativo di formalizzazione. Si passa dall'identificazione delle priorità alla traduzione in impegni concreti, sostenibili e verificabili. Il confronto si articola attorno alla responsabilità condivisa: non più "cosa serve al territorio" ma "cosa possiamo fare noi concretamente".


Articolazione del confronto

  • Il dialogo si sviluppa attraverso un percorso progressivo di concretizzazione:
  • ricognizione delle azioni prioritarie emerse nel secondo incontro;
  • definizione degli impegni operativi che ciascun soggetto può assumere formalmente, specificando risorse (spazi, competenze, tempo, strumenti) messe a disposizione;
  • costruzione delle alleanze operative identificando con chi collaborare per attivare le prime linee produttive;
  • drafting collaborativo del Patto di Collaborazione attraverso la condivisione di bozze, integrazioni e finalizzazione del documento;
  • definizione del cronoprogramma con scadenze, tappe intermedie e momenti di verifica collettiva.


Cornice strategica


Il terzo incontro segna il passaggio dalla spontaneità relazionale alla scelta strategica intenzionale. Non si tratta più di riconoscere ciò che già esiste, ma di decidere collettivamente cosa impegnarsi a costruire insieme, con quale responsabilità e con quali modalità. Il Patto di Collaborazione non è un documento burocratico ma lo strumento giuridico che trasforma i gesti di cura in diritti e doveri reciproci, dando forma operativa alla sussidiarietà circolare tra pubblico, privato sociale e cittadinanza attiva.

La sfida è tradurre i principi condivisi - produzione di relazioni, reti ibride, ascolto in movimento, spazi di appartenenza - in impegni concreti e verificabili, mantenendo la leggerezza e la flessibilità necessarie per processi generativi.


Domande guida per orientare il confronto


  • Tra le azioni emerse nel secondo incontro, quali possiamo realizzare concretamente nei prossimi 12 mesi? Quali hanno maggiore urgenza? Quali sono più sostenibili come primo passo?
  • Quali risorse specifiche possiamo mettere a disposizione dell'Opificio? Pensiamo a spazi fisici, competenze professionali, tempo dedicato, strumenti operativi, reti di contatto, know-how specifico.
  • Con chi vogliamo collaborare per attivare le prime linee produttive? Quali alleanze operative sono necessarie? Chi manca ancora al tavolo per realizzare le azioni prioritarie?
  • Quali impegni operativi sono realmente sostenibili per la nostra organizzazione/realtà nel breve periodo? Come bilanciare ambizione e fattibilità? Come evitare sovraccarichi?
  • Quali 2-3 impegni concreti possiamo assumere formalmente nel Patto di Collaborazione? Cosa siamo pronti a scrivere nero su bianco come nostro contributo specifico all'Opificio?
  • Come garantiamo che il Patto sia generativo e non ingessante? Quali margini di flessibilità e sperimentazione prevediamo? Come valutiamo l'efficacia degli impegni assunti?
  • Cosa ci aspettiamo reciprocamente in questa alleanza? Quali sono le aspettative nei confronti dell'amministrazione comunale, del privato sociale, della cittadinanza attiva? Come le rendiamo esplicite e condivise?


Biblioteca Comunale Antonio Baldini
Via Giovanni Pascoli, 3, 47822 Santarcangelo di Romagna RN

Report e materiali

Report


Sintesi

Rendere operativo l’Opificio: due azioni fondative, tre azioni sperimentali

Nel terzo incontro il lavoro collettivo ha fatto avanzare la definizione dell’Opificio, spostando l’attenzione dalla sola individuazione di bisogni e intuizioni alla costruzione di un sistema operativo. Sono emerse due azioni fondative che danno struttura all’identità e al funzionamento dell’Opificio, e tre azioni sperimentali che traducono i principi condivisi in pratiche attivabili nei territori. Si tratta di materiali di lavoro, non di testi definitivi: versioni evolutive che saranno ulteriormente rielaborate prima di confluire nel Patto Fondativo dell’Opificio.

Le due azioni fondative

Riconoscersi Opificio e Decidere insieme costituiscono l’ossatura dell’Opificio: definiscono che cos’è e come opera. Le prime formulazioni di queste azioni sono il risultato della ricomposizione dei contributi emersi negli incontri del 9 e 23 ottobre e del 20 novembre. Esse chiariscono che l’Opificio è al tempo stesso identità e metodo: un insieme riconoscibile di pratiche, criteri, responsabilità diffuse e modalità decisionali. Queste azioni saranno discusse nel prossimo incontro del Tavolo di Negoziazione.


Le tre azioni sperimentali

Accanto alle azioni fondative, il gruppo ha individuato tre azioni operative immediatamente attivabili. Si tratta di formati leggeri, replicabili e adattabili, che rispondono ai bisogni trasversali già emersi: equità territoriale, relazioni intergenerazionali, spazi condivisi, prossimità, costruzione di legami. Queste azioni non richiedono necessariamente un passaggio di deliberazione collettiva: possono essere attivate da chi si sente portatore, sperimentate e corrette attraverso la pratica. L’Opificio si costruisce facendo.


Azione sperimentale 2.1 - Presidiare i territori

  • Lo scopo - Portare ascolto, presenza e opportunità in tutte le frazioni, in modo leggero e regolare, superando la concentrazione delle iniziative nel centro urbano.
  • L’obiettivo operativo - Attivare presidi mobili e diffusi capaci di intercettare risorse locali e bisogni sommersi, costruendo progressivamente una mappa viva dei territori.
  • Il dispositivo - “La pasêzéda longa”: passeggiate guidate da abitanti o associazioni locali che attraversano i luoghi, raccolgono storie, fanno emergere talenti e costruiscono prossimità. Non è solo camminare: è una pratica di ascolto e relazione.

Azione sperimentale 2.2 - Condividere spazi

  • Lo scopo - Trasformare luoghi pubblici o associativi in spazi di relazione comunitaria, accessibili e permeabili.
  • L’obiettivo operativo - Rendere gli spazi – anche quelli sottoutilizzati – luoghi di cura condivisa, sperimentazione e incontro, attraverso modalità leggere e processi collettivi di attivazione.
  • Il dispositivo - La “chiamata alla città”: una ritualità che si attiva ogni volta che uno spazio si libera o torna disponibile. La comunità viene invitata a immaginare insieme usi, possibilità e forme di gestione condivisa.

Azione sperimentale 2.3 - Creare occasioni di incontro

  • Lo scopo - Contrastare l’isolamento e rafforzare i legami sociali attraverso occasioni leggere, ricorrenti e informali di incontro.
  • L’obiettivo operativo - Permettere a persone e generazioni diverse di riconoscersi, costruire fiducia e generare legami di prossimità.
  • Il dispositivo - Scambi di saperi intergenerazionali: momenti dove si impara insieme facendo, in modo reciproco e non assistenziale.

Prossimi passi

Nel prossimo incontro il Tavolo di Negoziazione, nella forma aperta, lavorerà sulle due azioni fondative per perfezionarle e affermarle. L’obiettivo è costruire una versione comune e negoziata delle parti che entreranno nel Patto Fondativo dell’Opificio. Parallelamente, le tre azioni sperimentali possono prendere forma nelle prime ipotesi di patti di collaborazione.

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