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La seconda sessione del Tavolo di Negoziazione segna il passaggio dalle idee alle scelte operative concrete. Dopo aver costruito nel primo incontro un linguaggio comune e aver avviato le mappature dei luoghi accoglienti e delle azioni generative del territorio, la riunione ha l'obiettivo di trasformare questi materiali in decisioni strategiche e impegni operativi, attraverso cinque focus principali:
Il Tavolo mantiene la sua composizione integrata e aperta:
La sessione è costruita come momento decisionale collettivo che valorizza il lavoro svolto tra i due incontri. Le mappature testate dai partecipanti (luoghi accoglienti e azioni generative) diventano base concreta per identificare bisogni non intercettati, relazioni mancanti e priorità operative condivise.
Il dialogo parte dalla restituzione e validazione delle mappature sperimentate tra il primo e il secondo incontro, per poi svilupparsi attraverso scelte operative fondamentali:
Il valore di questa sessione sta nel tradurre il riconoscimento delle pratiche già presenti (mappature) in scelte strategiche intenzionali. Non si tratta di inventare dal nulla, ma di capire dove l'Opificio può fare la differenza rispetto a ciò che già funziona e dove invece mancano risposte, relazioni, opportunità..
Nel secondo incontro il lavoro collettivo ha dato forma concreta all'identità dell'Opificio attraverso l'individuazione di sette elementi che funzionano come una bussola: aiutano a riconoscere se ciò che stiamo facendo o osservando "fa Opificio". Non è Opificio se gli ultimi e gli invisibili restano ai margini, se non genera relazioni nuove tra persone che altrimenti non si incontrerebbero, se le relazioni sono pesanti e burocratiche invece che leggere e durature. Non è Opificio se l'ascolto aspetta che i bisogni arrivino invece di andare nei territori, se non si racconta e non si rende visibile, se la responsabilità non è condivisa tra pubblico, privato sociale e cittadinanza, se non è un processo generativo che dura nel tempo.
Questa bussola trasforma l'Opificio da concetto astratto a strumento operativo: possiamo chiederci, rispetto a qualsiasi iniziativa, se rispecchia questi sette elementi e, se non lo fa, come modificarla per avvicinarla al modello.
Dal confronto sui bisogni territoriali è emersa con chiarezza la produzione di relazioni significative come linea produttiva prioritaria su cui avviare l'Opificio. Questa scelta non è casuale: attraversa tutte le proposte elaborate dai gruppi di lavoro, dall'isolamento degli anziani nelle RSA alla frammentazione tra centro e frazioni, dall'invisibilità dei giovani negli spazi pubblici alla necessità di nuove piazze di incontro.
La comunità santarcangiolese riconosce nell'assenza o fragilità dei legami sociali la criticità fondamentale da affrontare. Il welfare personalizzato e la solidarietà generativa - le altre due linee produttive dell'Opificio - potranno generarsi solo su una trama relazionale solida. Prima si costruiscono i legami, poi si può co-produrre benessere.
L'analisi delle proposte ha fatto emergere bisogni che attraversano tutti gli ambiti e i target.
Parallelamente sono emersi principi operativi condivisi: centralità della relazione, territorialità diffusa, riconnessione comunitaria, valorizzazione delle risorse esistenti, ibridazione tra formale e informale, servizi abilitanti invece che solo prestazionali.
I gruppi di lavoro hanno tradotto questi bisogni in proposte concrete che saranno affinate e ricomposte in vista del prossimo incontro.
Al terzo incontro del 20 novembre ci concentreremo su impegni concreti e alleanze operative: chi fa cosa, cosa ci aspettiamo reciprocamente, come collaborare in modo generativo senza appesantirci. Definiremo i primi impegni operativi che ciascun attore può assumere e inizieremo a costruire insieme il Patto di Collaborazione che darà forma giuridica e operativa all'Opificio.
Il lavoro procede dal riconoscimento di ciò che esiste alla costruzione di nuove possibilità, dalla comprensione condivisa all'azione concreta, dalla spontaneità alla strategia.
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