🏢 Il complesso intorno all'ex Frigo Bini: il passato che incontra il futuro.


L'inizio dell'attività. Il complesso noto come “Distilleria Vedova Bini” rappresenta un importante insieme di edifici a Castelfranco Emilia. Con la scomparsa di Lorenzo Dante Bini all’inizio del Novecento, sua moglie Cleofe assunse il titolo di Vedova Bini e proseguì l’impresa vitivinicola artigianale iniziata con il marito nella località de “Il Gaidello” a Castelfranco. Cleofe gestì con determinazione il podere del Gaidello, grande oltre 4.700 ettari, che aveva acquistato il 17 marzo 1910 per 12.000 Lire. Nonostante la guerra e l’assenza dei figli Giovanni e Anselmo, arruolati nel conflitto mondiale del 1915-1918, e con il terzo figlio Mario ancora studente, la Vedova Bini ampliò la produzione di vino, in particolare di Lambrusco, che commercializzava presso il Grande Centro di Smistamento dell’Esercito. Il 3 marzo 1922, Cleofe si unì alla Cooperativa locale di Prodotti Agricoli e, secondo i documenti dell’annuario di Agricoltura italiana del 1930, entrò a far parte della Cantina sociale di Piumazzo. Al termine della guerra, Giovanni e Anselmo fecero ritorno a casa. Giovanni assunse la carica di Direttore della Banca Popolare di Castelfranco Emilia, mantenendo comunque un'attenzione particolare verso l'impresa di famiglia, mentre Anselmo si dedicò all’agricoltura di famiglia. Mario, divenuto ingegnere civile, si unì ai fratelli nel supportare la madre nell’attività vitivinicola. Grazie ai consigli dei figli e alle lettere di Giovanni dal fronte, Cleofe trasformò una modesta azienda agricola in un’impresa prospera, acquisendo, tra il 1923 e il 1924, terreni a Castelfranco Emilia oltre che proprietà intorno alla vecchia stazione ferroviaria. Il 23 marzo 1934, il marchio “Ditta Angiolini Cleofe vedova Bini” fu registrato ufficialmente dai fratelli Bini e dalla madre.


La scomparsa della Vedova e il secondo conflitto mondiale. Il collegamento ferroviario con la rete nazionale fu fondamentale per l’espansione internazionale della “Vedova Bini sas”, un’espansione che vide il consolidamento grazie all’apporto di Mario Bini. La fama dell’impresa attirò persino la visita del Re Vittorio Emanuele III nel 1936. Nel 1938, la famiglia Bini affrontò la perdita della Vedova Cleofe e di Giovanni, il primogenito. La madre distribuì il suo patrimonio tra i figli, mentre Giovanni affidò la gestione delle terre agricole alle figlie e alla moglie, mentre quella industriale ai figli maschi. Da quel momento, l’azienda passò nelle mani di Mario Bini, il figlio minore. Durante gli anni difficili che anticiparono la fine della seconda guerra mondiale, la famiglia Bini vide molte delle proprie cantine danneggiate in tutta Italia. Tuttavia, grazie all’ingegnosità di Mario nel sfruttare gli incentivi del piano Marshall, le cantine vennero restaurate. La famiglia si trasferì temporaneamente a Cortina d’Ampezzo, poi a Castelvetro di Modena, e infine fece ritorno a Castelfranco Emilia al termine del conflitto.


Il secondo dopoguerra e la chisura. Nel periodo postbellico, l’impresa Bini ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo economico di Castelfranco Emilia, arrivando ad avere fino a 200 persone. La famiglia Bini si è distinta, in quegli anni, anche nel sociale, sostenendo in modo significativo l’orfanotrofio locale. Dante Bini, figlio sopravvissuto di Giovanni, si unì all’azienda e iniziò gli studi di chimica industriale nel 1951, come imposto dallo zio Mario. Tuttavia, la sua decisione di passare all’architettura causò una frattura nei rapporti con lo zio, che si ricompose solo a seguito del deterioramento della salute di Mario stesso. Dante, assieme al fratello maggiore Giorgio, prese in mano la catena di imbottigliamento e il reparto confezioni, ri-disegnando le etichette e ri-progettando l’imballaggio con una confezione dove le bottiglie sono tenute per il collo e sorrette da una robusta maniglia. Questo sviluppo permise la nascita di Unipack srl, una filiale dell’azienda vinicola Vedova Bini, inizialmente guidata da Dante e successivamente dal fratello Anselmo dopo l'uscita dall'impresa negli anni '60 del primogenito. L’attività industriale dell’azienda continuò fino alla fine degli anni '60.


Cenni tecnici sugli edifici. Il complesso architettonico si estende lungo un’ampia area a nord del centro storico di Castelfranco, elevandosi come un significativo esempio di archeologia industriale di stampo novecentesco. Da ovest verso est, si susseguono la residenza principale in stile Liberty, realizzata dall’ingegnere Mario Bini nel 1934, gli uffici amministrativi, le aree di produzione e conservazione del vino, e un maestoso camino. Le costruzioni aziendali, frutto del lavoro di Mario Bini, furono edificate tra il 1924 e il 1928, mentre la Cantina per le spedizioni fu progettata da lui stesso nel 1936. Oltre alla sede di Castelfranco, l’azienda disponeva di una rete distributiva che includeva una cantina a Castel Bolognese e una distilleria a Pegola, operando così su scala nazionale e avvalendosi di due navi cisterna per il trasporto del vino tra Genova e Marsala, oltre a un collegamento ferroviario con la stazione vicina. Con l’acquisto della vecchia stazione nel 1938, “Vedova Bini” trasformò quegli spazi in uffici amministrativi. Dopo un periodo iniziale di espansione edilizia, non si ebbero cambiamenti rilevanti fino al termine della seconda guerra mondiale. Come attesta una planimetria custodita presso l’Archivio Storico di Castelfranco Emilia, nel 1940 sono ancora visibili la Scuola comunale e il Teatro nel settore est, è occultata la ditta Bini (e si può supporre quindi che fosse utilizzata a scopi bellici), sono presenti le case popolari a sud e altri manufatti, sostanzialmente a confermare una configurazione complessiva simile a quella di inizio secolo.


Lo stile del complesso. Dal punto di vista architettonico si tratta di edifici di gusto tardoeclettico. Le murature in laterizio faccia vista, le aperture ad arco, le grandi capriate in legno, le tavelle di cotto, avvicinano questi edifici all’architettura industriale di fine ottocento. Ne sono testimonianza le modanature sotto le linee di gronda nel corpo alto dei magazzini, la notevole inclinazione delle falde della copertura, cosĂŹ come la spazialitĂ  interna, caratterizzata da due navate separate da pilastri e archi. Altro elemento significativo è la ciminiera in laterizio, che si trova al limite della parte est dell’area, simile a quelle delle fornaci che punteggiavano il paesaggio lungo la via Emilia. Sui prospetti esterni si può leggere anche un segnale di timida apertura rispetto alle novitĂ  che stavano per cambiare il mondo dell’architettura nella seconda metĂ  degli anni venti. Un telaio sporgente rispetto al filo dei muri perimetrali incornicia le aperture ad arco e le pareti in laterizio, conferendo una nota moderna ad una composizione tradizionale. Tutti i principali corpi di fabbrica sono sottoposti a vincolo conservativo mentre è andato purtroppo perduto un interessante edificio moderno a pianta circolare – uno dei primi esperimenti di cupola in cemento armato realizzata grazie a un particolare sistema costruttivo autoportante, brevettato da Bini con il nome di “Binishell” – una tenda provvisoria che consentirĂ  di svolgere festival, convegni e attivitĂ  diverse, stando anche protetti all’aperto, realizzato nel 1965 dal giovane architetto Dante Bini nell’area compresa tra il magazzino e la centrale frigorifera. L’ex distilleria Bini, integralmente restaurata, e inaugurata nel 2009, diventa la nuova sede della biblioteca comunale, che si offre alla cittadinanza ampliata negli spazi ed arricchita con nuovi servizi. 


La centralitĂ  della Piazza del Sapere che verrĂ . L'area dell'ex Frigo Bini è strategica: dista due minuti a piedi dalla stazione e altrettanto da Corso Martiri, attorno al quale è disposto il centro storico di Castelfranco Emilia. Il complesso può quindi rappresentare uno snodo socioculturale tra Modena e Bologna, oltre che per Castelfranco e frazioni. L'intervento è finanziato dal Pnrr e ha un costo complessivo di circa 1.325.000 euro. Si rimanda qui alla pagina di riferimento (Collegamento esterno) sul sito del Comune di Castelfranco Emilia.

Nell'immagine sopra: il terreno della "Vecchia Cantina" al momento del suo acquisto del 1916, Castelfranco Emilia.

Nell'immagine sopra: veduta della villa e della ditta del 1938, Castelfranco Emilia.

Nell'immagine sopra: veduta aerea del 1933, Castelfranco Emilia.