LIBERA LE IDEE: il riuso di un bene confiscato
#LIBERALEIDEE Partecipa al percorso a Castelnuovo Rangone (MO)
La ricostruzione della storia del bene confiscato di Montale, a Castelnuovo Rangone (MO), è frutto del laboratorio giornalistico, promosso da Libera Emilia Romagna APS e curato dalla giornalista Sofia Nardacchione.
Cittadin*, volontari*, associazioni e istituzioni, consultando atti giudiziari e intervistando delle fonti, hanno ricostruito la storia del bene di Montale, il suo passato, e lo hanno fatto durante uno degli incontri del percorso partecipativo LIBERA LE IDEE che ha l'obiettivo di trovare delle nuove forme di riutilizzo sociale del bene confiscato.
Montale, frazione di Castelnuovo Rangone. È qua, in provincia di Modena, che c’è uno dei tanti beni confiscati in Emilia-Romagna. Il bene è un immobile(*) di quasi 250 metri quadrati confiscato in via definitiva dal Tribunale di Modena il 20 marzo del 2019 e poi destinato dall’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata al Comune di Castelnuovo Rangone nel 2023.
Il destinatario della confisca è Rocco Antonio Baglio: originario di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, e indicato come elemento di spicco della ’ndrangheta, legato in particolare alla famiglia Longo-Versace, Baglio si è trasferito in Emilia-Romagna negli anni Ottanta, in quanto sottoposto alla sorveglianza speciale con divieto di soggiorno nei comuni del Sud Italia, stabilendosi a Fiorano Modenese. Nel tempo, secondo quanto riportano gli organi di stampa, ha subito diversi condanne, anche in via definitiva, per numerosi reati quali estorsione, violazione sul controllo delle armi, detenzione abusiva di munizioni e bancarotta fraudolenta, venendo, tra l’altro, più volte arrestato.
L’immobile di Montale fa parte di una serie di beni mobili e immobili confiscati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Bologna, all’esito di accertamenti patrimoniali che hanno riguardato le imprese immobiliari di cui sono soci i familiari di Baglio, ma che, di fatto, sono risultate essere nella totale disponibilità dello stesso pregiudicato. La confisca del 2019 ha, nello specifico, riguardato tre capannoni industriali, due appartamenti, cinque appezzamenti di terreno nel comune di Castelnuovo Rangone ma anche a Fiorano Modenese e Formigine, tutti in provincia di Modena, oltre a un autoveicolo, un autocarro e vari rapporti bancari.
Nel corso degli anni modenesi, a parlare di Rocco Antonio Baglio è stato anche un collaboratore di giustizia, Renato Cavazzuti: il consulente finanziario racconta ai magistrati numerosi episodi legati al traffico degli stupefacenti e al mondo delle truffe, mettendo in luce l’interesse dei mafiosi nei confronti di mondo bancario e colletti bianchi in Emilia. E parlando anche di Baglio, che entrò nel mondo delle truffe insieme al bancario e a un avvocato modenese. Già nel 1991 il giudice per le indagini preliminari di Modena ordina l’arresto di Baglio perché “responsabile di associazione a delinquere e truffa perché insieme ad altri aveva provocato la bancarotta di piccole aziende o attività commerciali per acquisirne la proprietà e immettere in esse capitale di origine illecita”. Nel 1993, come ricostruiscono sia il giornalista Giovanni Tizian che lo storico Enzo Ciconte, Baglio viene nuovamente arrestato in seguito al ritrovamento di un arsenale tra Maranello e Fiorano: i Carabinieri del Ros trovarono due lanciarazzi Rpg, 18 razzi, 41 bombe a mano, 14 candelotti esplosivi, un fucile mitragliatore AK 74, due mitragliette Skorpion, una pistola mitragliatrice Uzi, 2.600 cartucce di vario calibro. Solo una delle tante operazioni in cui è stato coinvolto, operazioni che fanno emergere una fitta rete di appoggi sul territorio modenese e non solo. E venendo descritto dai carabinieri negli anni Novanta come «punto di riferimento per tutte le cosche del territorio emiliano».