GIORNATA DELLA PARTECIPAZIONE 2023
100 Progetti per 10 Principi
RENDER CONTO
Come è andata a finire? Per favorire la presa di decisioni e riconoscere il valore aggiunto della partecipazione, come valutereste l’introduzione nel bando 2023 di una premialità se l’ente titolare della decisione si assumesse l’impegno a render conto in un tempo definito?
C’è un tempo che potrebbe essere ritenuto “congruo” dal punto di vista dei partecipanti? E dal punto di vista dell’ente?
Quali potrebbero essere altri parametri di valutazione delle proposte per sostenere il principio di render conto e generare fiducia collettiva?
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19 commenti
Nel corso del dibattito per la formulazione della nuova legge regionale sulla partecipazione si affrontò anche il tema dell'indicazione nella legge stessa di un "tempo" entro il quale l'ente titolare dovesse decidere nel merito delle proposte. Poiché però gli oggetti dei percorsi partecipativi sono molto differenziati, si definì di non indicare un "tempo" per non mettere in difficoltà i decisori, che avrebbero potuto non attivare più dei percorsi.
Questo crea delle criticità, sia nella fase di valutazione dell'impatto del percorso e dell'implementazione delle proposte, sia dal lato delle persone che hanno preso parte al percorso, perché spesso non si sa come è andata a finire.
Tuttavia, se è il decisore stesso, che conosce l'oggetto e conosce la propria amministrazione, che indica già nel progetto, un tempo entro il quale prendere una decisione, queste criticità potrebbero essere superate.
Attribuire una premialità per i progetti che definiscono già un termine per prendere una decisione nel merito delle proposte potrebbe essere la strada giusta!
Conversazioni con Monia Guarino
È la questione più rilevante in assoluto. Un tempo definito è senz’altro utile, ma non tutte le decisioni sono semplici da assumere: penso ad esempio al contributo partecipativo per la Strategia per la Qualità Urbana ed Ecologica Ambientale di un Piano Urbanistico Generale…approfondire gli esiti partecipativi in questo caso richiede tempo, a volte tanto a seconda del punto a cui è giunto l’iter. Ma credo che la differenza la faccia il “ritmo decisionale”, più che il “tempo fisso”: ad esempio, entro 30 gg la comunità sa che il decisore deve prendere atto, bene, ma… or dunque si potrebbe impegnare anche a dichiarare nella stessa delibera anche il ritmo della decisione: “entro 60 gg approfondiremo e assumeremo una decisione in merito a xy che consideriamo questioni prioritarie per n motivi; successivamente, dopo ulteriori xx giorni approfondiremo e assumeremo una decisione in merito a zw che consideriamo questioni importanti per n motivi; le ultime decisioni ad essere assunte saranno Jk per questo motivo, ed avverrà entro e non oltre i 6 mesi”. Il “tempo fisso” è un rischio: arrivati al dunque l’escamotage per bypassare la questione, se ancora non pronti, è a portata di qualunque mano. Mentre impegnare a definire con chiarezza il proprio iter decisionale è più stimolante: sollecita il decisore anche ad esaminare con più attenzione il docpp e quella presa d’atto diventerebbe anche una presa di valore, definendo e motivando le priorità decisionali.
Questa proposta formulata da Monia G mi sembra molto interessante perchè garantisce impegno e responsabilità dell'amministrazione nei confronti dei cittadini senza che le tempistiche siano rigide e uguali per tutti i percorsi.
Conversazioni con Andrea Caccia
Concordo con la proposta, per evitare che ci siano proposte senza risposta. E un impegno ad analizzare la proposta partecipativa. Purtroppo farebbe aumentare il numero di premialità, è davvero un bando che ne ha tantissime!
il tema che poni sul numero di premialità è infatti alla nostra attenzione! fermi restando le premialità indicate in norma regionale che non possono essere revisionate dal bando, quali suggerimenti daresti per semplificare e/o ridurre i criteri di valutazione del bando?
Conversazioni con Chiara Luisa Pignaris
La proposta mi sembra molto interessante, però i commenti giustamente segnalano quanto sia difficile e delicato trovare indicatori "misurabili". validi per l'infinita varietà delle tematiche che possono essere affrontate con l'approccio partecipativo. L'impegno del promotore dovrebbe essere dimostrato mediante la chiarezza degli obiettivi e del design del percorso, in particolare, chiarendo quali sono le modalità con cui gli esiti della partecipazione confluiranno nelle politiche (o nelle scelte) di riferimento. Ad esempio se il percorso produce raccomandazioni, linee guida, patti o strategie, l'impegno potrebbe essere di adottarle (in modo integrale o parziale) in Giunta o in Consiglio Comunale, oppure di inserirle degli strumenti di programmazione o pianificazione. Se invece produce idee progettuali per la trasformazione di spazi fisici, o per iniziative sociali o culturali, bisogna che sia previsto un risultato concreto; in tal caso l'impegno potrebbe essere dimostrato dall'aver stanziato risorse per la realizzazione del progetto nel bilancio comunale o dall'aver coinvolto sponsor che mettono a disposizione risorse, o dall'aver individuato un bando di finanziamento. Non fisserei dei tempi perché dipende troppo dalla complessità delle scelte ma chiederei (come obbligo e non come criterio premiante!) di spiegare bene come ci si impegna ad utilizzare gli esiti del percorso e ad onorare l'impegno profuso dai partecipanti.
grazie Chiara, poni un tema rilevante, ovvero la chiarezza tra oggetto del processo, tipologia di esito del processo (linee guida, raccomandazioni, progetto, etc) e strumenti amministrativi correlati e coerenti. Spesso la scarsa chiarezza di questa connessione è elemento che limita l'efficacia del processo e la generatività di impatti.
Seguo con molto interesse gli spunti emersi sopra.
La definizione di un meccanismo più forte per garantire la rendicontazione delle decisioni partecipate è fondamentale.
Concordo anche sull'introdurlo come parte strutturale necessaria per i vari progetti. Le premialità iniziano ad essere molte, e trovo che aumentarle rischi di far perdere il peso di ciascuna.
Gruppo fucsia: discutiamo a partire dall'esperienza delle comunità energetiche seguita dal comune di S. Possidonio. l'iter ha previsto prima la partecipazione al bando LR 15/18 e poi al bando a sostegno delle Comunità energetiche. Questo è un modello che si potrebbe ripetere su altre politiche/bandi/settori regionali. Creare un allenamento culturale.
Conversazioni con Graziano Maino
Solo alcune battute:
- rendere conto richiede un certo lavoro, in particolare se si vuole garantire la qualità dei dati per costruire una visione di insieme...
- si può rendere conto del percorso partecipativo, degli esiti e degli impatti: si tratta di rendicontazioni che hanno oggetti diversi e avvengono in momenti diversi...
:-)
Questa osservazione mi sembra molto preziosa per aprire la riflessione su altro principio della Carta della Partecipazione: LA VALUTAZIONE, che in effetti richiede che fin dall'inizio sia definito cosa si vuole misurare e che siano raccolti dati appropriati.
Rendere conto ai cittadini riguardo agli esiti del processo partecipativo richiede non tanto dati quanto "risposte", trasparenti e comunicate, su cosa si intende fare delle proposte raccolte. Un incontro finale in cui viene chiarito cosa sarà utilizzato e cosa no è sufficiente per costruire fiducia in tali percorsi?
Conversazioni con Graziano Maino
La riflessione sull'esperienza di partecipazione attuata spesso avviene coinvolgendo i soggetti proponenti.
Risulta più difficile coinvolgere partecipanti e stakeholder.
Salvo non sia presente un tavolo di negoziazione permanente come avviene a Vignola: in questo caso, anno dopo anno, le esperienze realizzate vengono valutate e ciò consente di progettare l'evoluzione delle forme di partecipazione...
Sarebbe molto interessante portare questa esperienza di Vignola il 22 settembre al tavolo sulla VALUTAZIONE del Workshop della Giornata della Partecipazione
Conversazioni con Fernanda
Gruppo stanza bianca: un'idea è quella della creazione di un tavolo di negoziazione all'interno dell'Ente che faccia un bilancio sui diversi processi partecipativi svolti e sulla loro efficacia
E' importante che i lavori del tavolo coinvolgano non solo amministratori ed uffici, ma anche i cittadini stessi
Il rendere conto, nella mia esperienza, ha a che fare non solo con la dimensione dell’accountability ma anche molto con la dimensione della relazione: relazione nell’accompagnare e spiegare le decisioni prese a fine processo ma soprattutto dopo che lo stesso si è concluso, con enti decisori che devono accompagnare a più riprese nel rapporto con stakeholder e cittadini i risultati di lungo e breve periodo, l’impatto che il processo ha avuto e le evoluzioni di questo impatto nel tempo, in contesti complessi come quelli in cui viviamo.
Per cui è difficile ragionare in termini di tempo congruo ma è un tema di processo e di continuità, magari con riferimento alla vita dei Tavoli di Negoziazione che possono restare in essere anche a conclusione dei processi.
Conversazioni con Francesca Paron
Stanza Rossa. Il principio del rendere conto è considerato di grande rilevanza e imprescindibile per una progettazione di qualità. Diverse sono le questioni poste in evidenza: 1. nei comuni di dimensioni medio/piccole, che hanno poche risorse economiche e organizzative, rendere conto non solo è da considerarsi utile ma dovrebbe anche essere "doveroso" e dunque andrebbe articolato nel bando (Donatella) . 2. Il rendere conto è un principio che dovrebbe essere considerato elemento strutturale del progetto, mentre non viene considerato utile attribuire a tale principio una premialità. Utile sarebbe avviare un dialogo a valle con la Regione per verificare gli effetti che il processo produce (Michele); 3. E' molto importante monitorare le ricadute del processo (con questionari o altri strumenti) e anche la Regione potrebbe assumere un ruolo nel monitoraggio dei risultati del processo (prof. De Nigris). 4. sarebbe utile riflettere sulla istituzionalizzazione di un monitoraggio (Susanna). Aspettiamo di leggere i vostri commenti!!!
Bella l'idea del monitoraggio da parte della Regione! Potrebbe incontrare a distanza (dopo 1-2 anni) i promotori dei percorsi da essa sostenuti per chieder loro com'è andata a finire.
Nella condivisione finale i dati citati relativamente ai progetti finanziati con il bando della Regione sono impressionanti: ci sono resoconti che restituiscono una visione di insieme?
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